Empty Moves di Preljocaj

 

 

 

Cullante flusso di voce umana, calda, pastosa e scura, intrecciata a movimenti alternati a pause di vertiginosa densità, è tornato l’altra sera a Roma Empty Moves (Parts I, II & III), il lavoro composto da Angelin Preljocaj sul recital tenuto da John Cage al Teatro Lirico di Milano nel “lontano” 1977.

Lo si è potuto vedere e sentire sul palcoscenico del Teatro Nazionale, all’interno di un prezioso festival internazionale di teatro musicale contemporaneo, Fast Forward Festival, voluto dall’Opera di Roma e amorevolmente curato da Giorgio Battistelli. Il festival, una novità nell’usuale panorama romano di musica contemporanea, è sembrato una vetrina perfetta per questo lavoro, che si era già affacciato in città nel 2010, in una forma non completa (parte I e II), suscitando qualche perplessità.

Ma, in quell’occasione, il palcoscenico era quello dell’Auditorium Pio e il pubblico della danza contemporanea  si distrasse o rimase freddo. Da allora, il coreografo francese di origine albanese, da molti anni installato felicemente con la sua compagnia a Aix-en-Provence, ha continuato a lavorare sulle sonorità del testo di Thoreau, sull’elaborazione che ne fece Cage e sulla “partitura nella partitura” costituita dalle turbolente reazioni del pubblico di allora. I fischi, gli schiamazzi, i proclami di impegno politico, le risate, i cori della registrazione originale, sono entrati a far parte di un tutto sonoro oggi molto suggestivo, sul quale egli ci dimostra che è possibile danzare.

La coreografia, costruita ora di tre parti senza soluzione di continuità, si articola intorno alle possibilità formali offerte da un ensemble di quattro interpreti, due donne e due uomini, e pur sfruttando tutte le potenzialità di composizioni speculari, oppositive, a complemento, a contrasto, a canone o all’unisono, e di un disegno spaziale sempre molto concentrato e chiaro, non sembra più rimanere al puro livello di “esercizio di stile, ma trova anzi nel procedere incessante e continuo, la propria forza espressiva e la propria motivazione.

Ognuna delle tre parti della coreografia prende avvio da un modulo di movimenti e contatti, prese e “pose”, che si sviluppano in un instancabile susseguirsi di cambiamenti. Il filo dell’energia è tenuto ben teso dagli interpreti, mentre con una certa disinvoltura snocciolano prodezze tecniche che non sembrano tali, e attraversano un ventaglio dinamico ampio e articolato.

Cesellando i movimenti sulla voce di John Cage, Preljocaj tiene presente la cifra di Merce Cunningham, ma la intreccia a invenzioni ironiche e al repêchage, ammiccante ma colto, di materiali dinamici post-modern. Così gesti comuni decontestualizzati, movimenti basici e funzionali o astratti e iper-tecnici si uniscono con la partitura sonora, sostenendosi e integrandosi in modo perfetto.

Alla fine dell’ora e quarantacinque di visione, gli interpreti (i fantastici Nuriya Nagimova, Yurié Tsugawa, Fabrizio Clemente, Baptiste Coissieu) sono stremati, ma mostrano la stessa determinazione che mostrò Cage  nel 1977, non rinunciando ad andare avanti con la sua performance nonostante le contestazioni. E il pubblico del Fast Forward Festival reagisce con calore e ammirato stupore, con un’emozione forse dovuta anche alla nostalgia di anni culturalmente “eroici”.

 

Coreografia di Angelin Preljocaj

Creazione sonora John Cage, Empty words
registrazione del concerto al Teatro Lirico di Milano del 2 dicembre 1977

Assistente alla direzione artistica Youri Aharon Van den Bosch

Maestro ripetitore/Coreologo Dany Lévêque

Interpreti  Nuriya NagimovaYurié TsugawaFabrizio ClementeBaptiste Coissieu

COPRODUZIONI

EMPTY MOVES (PARTS I, II & III)
Festival Montpellier Danse 2014
Théâtre de la Ville-Paris

EMPTY MOVES (PARTS I & II)
Festival Montpellier Danse 2007

EMPTY MOVES (PART I)
The Joyce Theater’s Stephen
and Cathy Weinroth Fund
for new work /commissione:
Biennale Nationale de Danse
du Val-de-Marne

 

 

Un Commento

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